1. Caribbean che passione....
    La storia della casa partenopea che ha lasciato un segno a livello collezionistico

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    Caribbean
    Jenny
    Philip Watch
    By Hydroman il 24 Sep. 2012
     
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    La Storia del marchio

    Quando si presenta un marchio solitamente si parte dal passato, dalle origini fino ad arrivare, se si è fortunati, ai giorni nostri.

    Philip Watch ha festeggiato i 150 anni di attività con un rilancio eccezionale del marchio, stile e qualità dei prodotti invariati negli anni ed una collocazione nel mercato molto netta, tutta la qualità e la tradizione di questo marchio sono confluiti nella linea Anniversary Collection.

    Philip Watch si dichiara apertamente fuori dagli schemi e sceglie John McEnroe come testimonial per festeggiare il suo anniversario, bellissima la campagna pubblicitaria incentrata sul noto tennista , la sua scelta è stata fortemente voluta poiché McEnroe pur rappresentando un personaggio dirompente ha sempre avuto una sua coerenza e non ha mai tradito i suoi estimatori, questo, secondo Massimo Carraro (Ad. Gruppo Morellato & Sector) è stato il motivo della scelta, infatti, come McEnroe, Philip Watch è rimasta coerente con il suo stile senza compromessi.

    Philip Watch rappresenta un vanto dato che è uno dei pochi marchi a rappresentare lo stile dell'orologeria italiana, se poi consideriamo che ha resistito a 150 anni di storia allora la cosa diventa chiaramente affascinante e ricordare, anche se brevemente, il suo cammino sarà chiaramente molto facile.

    Negli anni trenta iniziarono a comparire in Italia i primi cinturini in pelle, di li a poco verranno abbandonati quasi del tutto i cari orologi da tasca, in quegli anni Philip Watch partecipò in maniera determinante all'evoluzione dell'orologeria nel nostro paese con diversi modelli da polso, contemporaneamente un nuovo marchio Bolognese sfruttava la crescita della richiesta degli orologi da polso per affermarsi sul mercato, l'azienda era la Morellato, chi l'avrebbe mai detto che queste due realtà Italiane avrebbero svolto insieme un ruolo determinante nel mondo dell'orologeria, addirittura ritrovandosi nello stesso gruppo a distanza di 80 anni di storia.

    Correva l'anno 1858 quando Filippo Giardiello, Stimato orologiaio di Napoli, creò il marchio Philip watch con l'ausilio dell'orologiaio svizzero Francois Philippe, stile Italiano e meccanica di precisione svizzera furono alla base di questo grande successo, PW in seguito fu sempre espressione creativa della famiglia Napoletana, dopo il fondatore Filippo arrivò il figlio Edoardo e poi il nipote Filippo fino alla cessione nel 2000.

    Nel 2001 il gruppo Sector, proprietario di Philip Watch ed altri marchi, fu acquisito dal fondo Opera, la famiglia Giardiello conservò soltanto il 5% delle azioni, successivamente, nel 2006, il marchio divenne di proprietà del gruppo Morellato Gioielli Spa che così creò il gruppo Morellato & Sector Spa, il gruppo italiano più grande del settore, attualmente l'amministratore delegato è l'Avv. Massimo Carraro.


    Modelli famosi

    In 150 anni di storia la Philip watch ha prodotto milioni di orologi, i modelli più famosi sono:

    - Caribbean, anni 60
    Cassa monoblocco in acciaio, doppie guarnizioni per la corona, vetro con curvatura batiscafica e sospensione sul movimento all’interno della cassa.

    Alcune foto (da notare sull'ultima la cassa con su riportato il brevetto!):






    Un disegno del brevetto depositato dalla P. W


    Alcune referenze: 500 1600ft, 700 2300ft, 702 3300ft, 715 3300ft, Hi-Swing.

    - Stellar, anni 60
    Orologio storico per la PW.

    - Teknodiver (sub 1000m)
    Il teknodiver ricalca il successo ottenuto dal Caribbean ma senza soluzioni di tipo batiscafico, il brevetto Philip Watch prevede un sistema di guarnizioni.
    Questo sistema è basato su delle guarnizioni con dei canali verticali che permettono all'acqua di passare attraverso creando pressione, aumentando così la tenuta stagna. Questo ingegnoso brevetto permette di utilizzare vetri normali, limitando così ingombri e costi.
    Versioni: Normale con cinturino impermeabile, versione limitata 500 pezzi con bracciale in acciaio.



    - Aquatica 2000
    Linea di modelli crono uscita nel 2004, movimenti al quarzo e wr100.

    - Heritage
    Linea classica con chiari richiami alla tradizione PW, diversi i movimenti adottati.

    - Panama 2003
    Bellissima orologio di forma della maison di Bienne, fa parte della linea Tradition.

    - Blaze (Linea Prestige)
    Uno dei due modelli di punta della PW, i crono meccanici sono principalmente valjoux 7750.

    - 150° Anniversary
    Modello dalla forma particolare che si ispira ad un modello degli anni 30, anche per questo crono è stato adottato un movimento valjoux 7750.

    Produzione
    L'attuale produzione si basa sulle linee Heritage, Tradition, Prestige e Precieux, in versione uomo e donna, utilizzando sia l'acciaio che l'oro. I movimenti sono tutti svizzeri (Eta e Ronda) sia meccanici (Automatici e manuali) che al quarzo, non utilizza movimenti di manifattura.


    Valore usato
    Attualmente i modelli Caribbean sono tra i più ricercati, ma anche i modelli in oro degli anni 60, i crono principalmente, stanno avendo un discreto successo.
    Appena possibile proverò a mettere una quotazione di riferimento per i modelli più significativi.


    Raccolta info da Roberto aka Herrel, 30/03/2009

    In origine la denominazione della casa era Philippe Watch dal nome del co-fondatore. Nel 1947 dopo la comparsa sul mercato Italiano della Patek Philippe, per non creare "confusione", decisero con un Atto di transazione di modificare tale denominazione in Philip Watch. Con la transazione entrambe le case poterono aggredire i mercati reciproci allargando così i propri confini commerciali

    Una pubblicità Vintage :


    Intervento dell'utente "Marcopolo" che ringrazio profondamente per la collaborazione..

    ..Intendiamoci, attorno a questi orologi vi è quasi un area di misticismo per gli amanti del genere vintage sub, non si tratta
    di niente di particolarmente ricercato dal punto di vista tecnico (infatti, come vedremo dopo, la caratteristica che li contraddistingue, cioè la cassa monoblocco, è stata adottata verso la metà degli anni 60 da P.w. su concessione della Jenny Caribbean che brevettò l'invenzione).
    Il motivo per cui i Carribean oggi sono molto ricercati è che erano scelti da tantissimi sub degli anni 70 e 80 perchè questi orologi erano ottimi e robustissimi, le Casse monoblocco, 500 e anche 1000 metri erano al polso di moltissimi corallari napoletani e da chi operava ad alte profondita' in tutta Italia visto l'ottimo rapporto qualita'/prezzo ottimo, rispetto ai costosi Rolex.
    Tutto ciò ha comportato la difficoltà di reperire esemplari di questo periodo e di reperirli in buone condizioni, visto che chi lo comprava, nella maggior parte dei casi lo utilizzava in acqua che come sappiamo fa molto male alle bellissime ghiere in bachelite che spesso erano montate su questi orologi rendendoli stupendi.
    Ma andiamo con ordine:

    La cassa monoblocco, è stata brevettata nel 1964 dalla Jenny, per un orologio che si può definire il primo o comunque tra i primi a raggiungere una profondità di mille metri!
    Ecco una didascalia di questa tipologia di brevetto:


    Tral'altro il logo a forma di "pesciolino" della Jenny continua a essere applicato sui moderni Doxa perchè è sempre la stessa famiglia che li possiede, lo potete vedere qui:





    Ecco alcuni dei primi modelli di quegli anni,per alcuni la cosa molto singolare non nota a tutti è che i modelli chiamati 100 1500 2000 e poi anche 3000 (verso gli anni ottanta) in realtà erano tutti testati per la profondità di 1000 metri(anche se questa è una notizia non facilmente riscontrabile)


















    Dopo l'invenzione della cosidetta "the triple safe one piece case" Jenny iniziò una sorta di collaborazione con la Ollech & Wajs questo permise anche a questa casa di produrre lo stesso modello anche con ghiera in metallo (così come vedremo dopo faranno tante altre case).





    Subito dopo La Jenny diede in concessione il brevetto a tante altre case tra cui:la nostra Philip Watch,Monnat, Haste, Jacquet Droz, Aquadive, Eisenhardt, Fortis, Uno, Thermidor, Moviga, Maty, Phigied, Heuer, Montresor, Rotary, Surtec, Squale e tante altre



    E arriviamo alla nostra cara Philip Watch, che negli anni ha proposto un catalogo di modelli monoblocco che vanno dai 200 metri ai 2000 metri, automatici al ed al quarzo:

    I primi modelli furono i 1000 metri:



    Con ghiera in acciaio ( da favola):



    Con gheira in bachelite detta anche " computer bezel" con tabella tempi di immersione/decompressione:

    Ecco altri modelli:




    Ce ne sarebbero tanti altri da fare vedere, con il tempo le forme delle casse si ampliarono le ghiere in bachelite furono sostituite da quelle in acciaio e furono introdotti anche i movimenti al quarzo (come periodo siamo tra gli anni 80 e i 90).... per esempio

    CARIBBEAN 5000 ANNI 80


    Prendiamo i primi dati dal sito ufficiale : www.philipwatch.net/pw_it/pw-mc-n19

    LINEA: Caribbean 5000
    CASSA: Monoblocco/Acciaio
    VETRO: Minerale
    TIPO DI MOVIMENTO: Quarzo 3H C/Data
    MIS. ANSA: 18 mm
    ALTEZZA: 12 mm
    CALIBRO MOVIMENTO: Eta 955.112
    CORONA: A vite
    IMPERMEABILITÀ: 100 atm
    DIAMETRO CASSA: 43 mm
    BRACCIALE: Acciaio


    Due esemplari dell’orologio subacqueo che è rimasto nel cuore di molti appassionati per l’originalità estetica, per la robustezza e per la tecnica, piuttosto rara, che prevede una cassa monoblocco brevettata (se ne parla più avanti) e dall’elevata impermeabilità.
    Anche se, curiosamente, sul fondello non troviamo dati precisi, ma la più generica scritta “ super waterresistant”. Molti professionisti hanno comunque usato questo Caribbean (che in alcune versioni montava anche un movimento meccanico a carica automatica) con grande soddisfazione e senza mai incontrare il minimo problema.Dal punto di vista estetico il Caribbean 5000 appare oggi molto datato anche perché il suo obiettivo non è mai stato quello di attirare l’attenzione per la bellezza, ma per le potenti qualità tecniche. Piaceva molto ai professionisti dell’epoca, ma si deve comunque riconoscere che questo modello, massiccio e molto resistente, era dotato di una serie di raffinatezze. A cominciare dal bracciale con le maglie in acciaio pieno, proseguendo con una chiusura pieghevole composta da ben sei elementi, il sistema di prolunga per poter indossare l’orologio sopra la muta o ancora la leva di sicurezza a ponticello, per evitare aperture accidentali. Come in tutte le casse monoblocco, nella parte esterna è presente una fresatura in cui è inserito il bracciale. Va ricordato inoltre che in una cassa di questo tipo era praticamente impossibile (se non aumentando vertiginosamente i costi) proteggere la corona con due spallette. Philip Watch aveva comunque trovato una soluzione effiicace: una fresatura nel consistente spessore dell’acciaio poneva la corona (serrata a vite) in posizione incassata nella carrure e quindi efficacemente protetta: più o meno accentuato a seconda dei modelli, l’incasso era quindi sempre presente; vi si infilava a pressione (l’operazione si chiama calettatura) il tubicino per la chiusura a vite e lo si fissava con una goccia di colla, così che se la corona veniva stretta troppo con l’insieme non venisse via dalla cassa: occasione per ricordare che la corona serrata a vite non deve mai essere stretta allo spasimo per non rischiare di rovinare la guarnizione o, peggio ancora, l’intero dispositivo.
    Da notare anche il vetro minerale temperato, di ottima qualità e di notevole spessore, piatto sulla parte esterna e bombato in quella interna. Una simile lavorazione spiega la scelta di un vetro minerale anziché di un vetro zaffiro, che all’epoca sarebbe stato troppo costoso e forse ancora impossibile da sagomare. Anche la lunetta girevole ha comportato una lavorazione complessa: di forma bombata, in modo da creare una sorta di ideale prosecuzione con la curvatura della carrure, presenta quattro piccole sporgenze arrotondate che permettono una presa migliore e una maggiore maneggevolezza, anche con i guanti della muta. Ben curata la finitura, con diversi tipi di spazzolatura, indici e numeri incisi e riempiti di vernice nera. Anche in questo caso va ribadito che Philip Watch avrebbe potuto evitare simili raffinatezze per rendere il tutto più semplice e meno costoso, mentre ha preferito curare i Caribbean nei minimi dettagli anche se la bellezza era, in questo caso, l’ultimo degli obiettivi. Un’ulteriore diffiicoltà sta nella capacità di centrare la corrispondenza degli indici sul quadrante con quelli della lunetta, ben riuscita considerando anche l’errore di parallasse che in un’osservazione da distanza ravvicinata rischia di apparire incerta. La versione con il quadrante nero e quella con il quadrante arancione appartengono a due serie differenti, probabilmente realizzate in tempi diversi: la collezione è rimasta in catalogo per qualche anno, su richiesta degli appassionati di orologi “estremi”. Fra i due modelli si rilevano quindi alcune piccole differenze: per primo il bracciale, con le stesse maglie centrali, ma che nell’esemplare dal quadrante arancione è rastremato mentre è dritto in quello nero. In quest’ultimo caso, del resto, il bracciale proviene quasi sicuramente da un’altra collezione ed è stato poi adattato al Caribbean, come appare evidente dal sistema di aggancio della maglia di attacco (seppure potrebbe essere stato modifi cato da un intervento successivo): una scelta intelligente perché consentiva un’economia di scala positiva, senza minimamente incidere sulla funzionalità. La cassa è leggermente diversa nello spessore e anche il vetro ha una sporgenza diff erente. Tuttavia la differenza maggiore sta nel colore del quadrante. Alla base c’è sicuramente la volontà di offrire al cliente una gamma cromatica più ampia, ma la scelta dell’arancione non è casuale: è un colore che si vede bene anche sott’acqua. Tuttavia, in mancanza di luce, il contrasto degli indici luminescenti verdi con il quadrante arancione è meno forte di quello con il quadrante nero, per cui si è scelto di offrire entrambe le versioni.
    Senza dimenticare che sott’acqua il vetro, a certe angolature, crea un eff etto specchio che impedisce di leggere il quadrante. Proprio la bombatura interna del vetro è utile per correggere quasi totalmente questo effetto, fornendo al contempo maggiore resistenza alla pressione. Un orologio leggendario al punto che di tanto in tanto alla Philip Watch giungono richieste di una versione in chiave contemporanea. In realtà è pressoché impossibile, oggi, realizzare casse monoblocco a prezzi accettabili, ma non è detto che prima o poi non arrivi la sorpresa di un nuovo Caribbean “estremo”.



    La cassa monoblocco


    Il problema dell’impermeabilità degli orologi era stato risolto da Rolex, intorno al 1930, con l’invenzione della cassa Oyster. Tuttavia per i concorrenti non era facile aggirarne il brevetto, e ciò spinse gli altri marchi nella ricerca di alternative: Omega, per esempio, realizzò un modello con due casse, una inserita dentro l’altra e protetta con un premistoppa e due gancetti laterali. Si tentarono molte via, alcune delle quali piuttosto fantasiose, ma una delle soluzioni più efficaci ffu quella di ricorrere alla cassa monoblocco, studiata a partire dagli anni Venti/Trenta del Novecento, e poi accantonata per i costi elevati. In genere alla metà del secolo scorso gli orologi più economici venivano realizzati con la cassa d’ottone tornito, lavorato e poi ricoperto, tramite un procedimento galvanico, con oro, nichel o altro. Il risultato non sempre era convincente perché la placcatura si staccava facilmente, dopo qualche anno. In aggiunta si scoprì che l’uso massiccio di nichel e cromo era pericoloso per la salute e alcuni governi ne vietarono l’uso. I produttori svizzeri usano, in questi casi, una logica molto semplice: invece di produrre orologi diversi a seconda del Paese di destinazione (cosa che oltretutto avrebbe fatto nascere problemi logistici e comunque avrebbe aumentato i costi), si uniformano rapidamente al regolamento del Paese più severo.Vennero quindi abbandonate le casse d’ottone cromato o nichelato e si cominciò a utilizzare l’acciaio: il pezzo di acciaio era tornito e in seguito forato per alloggiare le anse, che in un secondo momento venivano saldate dall’interno o dall’esterno e in seguito rifi nite. Oggi esiste addirittura un regolamento così stringente da spingere i produttori svizzeri ad utilizzare acciai speciali; perfino i produttori giapponesi si sono rapidamente uniformati (anche alle severe regole per l’uso di materiali sintetici non dannosi per l’organismo), mentre sembrano esserci poche certezze a proposito dei prodotti cinesi di basso costo. Meglio verifi care con attenzione al momento dell’acquisto. Per le casse d’acciaio di miglior qualità veniva seguito un altro metodo di lavorazione: si preferiva sagomare la cassa grezza con una serie di passaggi successivi alla pressa, che lavorava su un blocco di metallo massiccio. Si tratta però di una lavorazione lunga, che obbliga a costose sequenze di lavorazione: la pressa muta infatti la struttura del metallo costringendo quindi ogni pezzo, dopo ciascun passaggio alla pressa, ad un riscaldamento in forni a temperatura controllata (rincrudimento) e successivi lenti raffreddamenti. Dal momento che una cassa di particolare complessità può richiedere fi no ad una trentina di passaggi, si può ben comprendere fi no a che punto risparmiare sul numero dei passaggi consente di contenere i costi senza però incidere sulla qualità.
    Anche le casse monoblocco venivano in parte lavorate alla pressa e in parte al tornio. La cassa monoblocco è infatti formata da un pezzo unico di metallo scavato, quindi è priva della consueta struttura composta da fondello, carrure (o castello) e lunetta, perché fondello e carrure costituiscono infatti un solo pezzo monoblocco, appunto.

    Caribbean 5000



    Conformazione della cassa monoblocco
    Il blocco di metallo viene prima passato alla pressa, poi tornito internamente solo dall’alto (e se c’è necessità di praticare degli scassi interni il lavoro si complica perché servono frese particolari), e infi ne rifi nito sia internamente che esternamente. La finitura interna potrebbe apparire secondaria, ma costituisce una fase fondamentale: se non è eseguita alla perfezione, infatti, le eventuali polveri metalliche residue possono rovinare gli ingranaggi del movimento. Vale anche per l’interno della cassa, sia pure con meno maniacalità, quanto vale per la finitura dei movimenti e la ragione è sempre la stessa: tecnica prima ancora che estetica. Terminata la finitura della cassa, il movimento viene inserito dall’alto e assicurato sul fondo per mezzo di alette (in genere ricavate per fresatura nello spessore della cassa), anziché con il consueto anello di incasso. Infine si inserisce nel movimento la tige, con la corona di carica, e si chiude il tutto con una doppia lunetta avvitata, che da un lato va a serrare la cassa e il vetro, mentre dall’altro è lavorata per consentire il montaggio della lunetta girevole. È facile comprendere come si tratti di una lavorazione lunga e costosa, tanto che al giorno d’oggi le casse monoblocco sono poco diffuse (con qualche celebre eccezione, come il Royal Oak di Audemars Piguet), sia appunto per i costi di fabbricazione sia per la difficoltà di manutenzione.
    Va considerato infatti che, per intervenire sul movimento, una normale cassa in tre pezzi può essere aperta sia dalla lunetta che dal fondello, riducendo il rischio di difficoltà nel caso una delle due parti si sia in qualche modo incastrata nella carrure. Nel caso di un orologio con cassa monoblocco, invece, c’è solo una possibile apertura, estremamente problematica in caso di difficoltà . Lo smontaggio per la periodica manutenzione (o per il cambio della batteria, nei modelli con movimento al quarzo) comporta dunque una sequenza di operazioni poco abituale, per il tecnico, che deve preferibilmente avere un training specifi co. Non ostante queste difficoltà, alcune marche preferivano dotare i propri orologi di cassa monoblocco perché una volta garantiva un’elevata impermeabilità. È probabile che la cassa dei Caribbean 5000 avesse un’estetica improntata alla massima semplicità proprio per unire i notevoli vantaggi del sistema monoblocco ad un contenimento dei prezzi, scegliendo forme non troppo complesse che richiedevano un numero considerevolmente inferiore di passaggi alla pressa, senza però minimamente dover cedere nulla in termini di qualità tecnica.




    Dopo questa gloriosa storia, la Philip Watch ha proseguito a sfruttare il nome ed il logo Carribean con alterne fortune tecniche e commerciali, qui entra in gioco il mio primo nuovo arrivo:

    Philip Watch Caribbean Proffessional Quartz 2000



    Voi direte cosa centra questo brutto qui con tutto questo .....effetivamente quasi niente ...ed avete ragione, è un relativamente moderno (per questo lo presento qui) robusto e leggero con un bellissimo logo (doxa fish) ,in più la particolare configurazione di quella ghiera grigio metallizzata con i trizi del quadrante pallettoni lo rende davvero gradevole, anche il bracciale blindato con prolunga da sub è fatto molto bene....
    ma passiamo alle cose serie.... Con infinita gioia vi presento i miei Philip Watch Caribbean 1000 e 1500 metri ghiera acciaio e ghiera bachelite, vetro plexi, movimenti eta, insomma tutto il classico per quei tempi....









    Ecco un particolare del vetro Superdoomed:


    Ed insieme al fratellone con un bellissimo nato in pelle


    A questi bisogna aggiungere :

    Philip Watch Caribbean sub 30 Atmos


    Ed il Chrono Teknodiver che rappresenta l'ultimo vero canto del cigno della casa, il suo ultimo vero Brevetto ed in più ha anche anche il logo Doxa Fish
    <a href="http://tiny
    pic.com?ref=w87wc0" target="_blank">



    Aggiungo altre bellissime foto per rendere onore a questi modelli che, fino a qualche anno fa si compravano con qualche centinaia di euro, e adesso invece spiccano da 1000 euri in su !!!
    Parto subito con delle foto che riportano la particolare cassa, e i relativi vetri. Non avendo ricerche specifiche e tecniche da fare, ci si affidava al monoblocco della cassa e alla grande misura del vetro.
    Qualche specifica tecnica e la dichiarazione allegata del brevetto depositato.




    Le casse :





    I vetri :





    Altre foto della particolarità della cassa e della bellezza di questi orologi:















    Attualmente i ricambi di questi orologi sono pressochè nulli, il primo difetto riscontrato è che la ghiera si scolorisce, ma si trova chi avendo la base, riesce a rifarla, altro piccolo difetto , sono le guarnizioni, quelle utilizzate praticamente si disintegrano, e in fase di restauro difficilmente si potrà riportarli alla tenuta originale. I vetri qualcuno ancora si trova, ma dovete essere veramente fortunati.

    Interpretazione della ghiera:

    Con Tutte queste foto, mi viene in mente di spiegare anche l'interpretazione delle ghiere, queste sono infatti piene di numeri, e magari qualcuno si domanda a cosa servono



    La ghiera dell'orologio è una sorta di tabella dei tempi di decompressione, necessaria per evitare il rischio di embolia gassosa dopo che si è respirato una miscela gassosa (in particolare contenente Azoto, maggiormente liposolubile) ad una elevata pressione, corrisppondente a quella che si trova a determinate profondità marine.

    In particolare, essa indica la durata della "sosta di sicurezza a 3 metri".

    Partendo dall'interno verso l'esterno sono indicate:
    - la profondità in metri (21, 24, 27... ) come cifre blu in quadratino bianco; le cifre bianche su fondo blu sono, ovviamente, i minuti orari.
    - la durata dell'immersione a quella profondità (ad esempio, per la profondità di 24 metri, sono indicati i tempi di 40, 45, 50, 55 e 60 minuti);
    - la durata della sosta a 3 metri di profondità, necessaria per ridurre i rischi di embolia gassosa (ad esempio, per 24 metri di profondità, con durata di 50 minuti, è necessario sostare 9 minuti a -3 metri; per 27 metri di profondità, con durata di 45 minuti, è necessario sostare 16 minuti a -3 metri).

    Comunque, per quanto ne so, queste tabelle sono approsimative e non vengono in pratica utilizzate.

    Una nota a parte va fatta per gli splendidi crono, erano dei padelloni incredibili da 50 mm, ma ad oggi risultano degli orologi unici dalle quotazioni relativamente alte, accompagnati da movimenti di pregio come il val72 e soprattutto il calibro Buren n.11!



    Modello classico Submariner



    Edited by Hydroman - 25/2/2013, 11:01
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  1. arconovaldo
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    ...complimenti per le preziose ed a esaustive spiegazioni...molto,molto bravo!!! ;)
     
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  2. Hydroman
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    Grazie a te che sei venuto a leggere. La mia passione voglio condividerla con gli altri amanti di Diver !!!! Se ti piacciono gli orologi Diver, segui anche il forum !
     
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  3. Massimo3
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    salve a tutti, sono in possesso di un vecchio Caribbean 1000, l'orologio è originale degli anni 70 (forse fine 60), meccanicamente perfetto, vetro con qualche piccolo segno e quadrante abbastanza rovinato. ma veniamo al mio problema, l'orologio era di mio padre e ancora ormai decine di anni fa la ghiera è andata persa.
    qualcuno potrebbe darmi un consiglio su dove sia possibile trovarne una?

    la mia mail è

    [email protected]


    grazie mille

    dimenticavo il modello è identico a quello che nel articolo si trova sotto la dicitura:

    "Con ghiera in acciaio ( da favola):"

    e dalle foto di mio padre che ho visto la ghiera era identica a quella in foto
     
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  4. Profondosub
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    Di solito qualcuno fa richiesta direttamente in Philip Watch e se è fortunato, riesce a trovare qualcosa. Altrimenti ti consiglio di chiedere aiuto sul forum ;)
     
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  5. DAVIDE1
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    Salve, ho ricevuto in regalo un Phillip Watch HI-SWING caribbean 1500 - 1000M.
    Volevo sapere come posso avere una valutazione attendibile.
    Allego photo.
    Grazie per la disponibilità!!

    DAVIDE

    ECCO LA PHOTO:
    "https://i.imgur.com/ujwTe03l.jpg"
     
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  6. Hydroman
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    Ciao Davide,
    per avere una quotazione precisa dell'orologio bisogna sapere se è coevo in tutte le parti. Come tipologia di orologio, il valore si attesta tra le 500/800 euro.
    Resta sotto inteso che il valore che attribuisce ogni venditore è soggettivo.
    p.s. credo che il tuo sia un 40 mm di diametro giusto ?
     
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  7. archrob
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    Salve, compimenti per l'articolo...sono un possessore di un Caribbean 2000 crono calibro buren e solo da poco purtroppo ne ho scoperto il valore storico nell'ambito dell'orologeria italiana. Mi piacerebbe sapere però anche il suo valore economico. Si potrebbe avere una indicazione? grazie anticipatamente.
     
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  8. Massimo7
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    buongiorno vorrei sapere se esiste ancora un centro per le riparazioni
     
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  9. Hydroman
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    Se volete discuterne, vi invito sul forum http://professionaldivers.forumfree.it per avere risposte esaustive in merito . ;)
     
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  10. Franco
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    CITAZIONE (archrob @ 7/7/2014, 23:31) 
    Salve, compimenti per l'articolo...sono un possessore di un Caribbean 2000 crono calibro buren e solo da poco purtroppo ne ho scoperto il valore storico nell'ambito dell'orologeria italiana. Mi piacerebbe sapere però anche il suo valore economico. Si potrebbe avere una indicazione? grazie anticipatamente.

    Ciao, è possibile vedere una foto ?
     
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  11. Enrico9
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    Buongiorno ho un Philip watch caribbean 5000 Quartz purtroppo ha la corona di carica spanata ed il vetro da cambiare oltre che la guarnizione da cambiare. Qualcuno può aiutarmi a trovare i pezzi ? Grazie enrico
     
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  12. Hydroman
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    Per tutti coloro che vogliono approfondire il discorso, vi invito gentilmente su www.fh24.it il nuovo forum.
    Grazie
     
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  13. Claudio Ascari
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    Da maniaco-appassionato-diver's watch dipendente ... insomma da un vero e proprio " sub watches addict " i + sinceri complimenti.
    E' tanto tempo che ho scoperto questo tuo " thread " che mi rileggo ogni tanto con piacere.
    Mi ricorda i tanti P.W. Caribbean, Jenny & Co .... trovati negli anni.
    Una volta ( su tutte le altre ) il trittico con scatola rossa comprendente due crono ( uno con V.72 ed uno con cronomatico cal.11 ) ed un 1000 metri tre sfere con cassa " oblunga " ( sic ! perdona l'approssimazione ... ).
    Era il 1999 e nessuno li voleva. Li tenni per circa tre anni. Poi venduti ad un WTA a Monaco.
    Dove nel 2004 ripresi un sub crono cronomatico nero-blu, 1000 metri con bracciale..... a circa il qudruplo di quanto avevo ceduto uno dei due miei.
    Grazie ....e spero di leggerti ancora .....
    Psub-Claudio Ascari ...
     
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  14. Ugo
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    Buona sera,
    mi rivolgo a lei perché' ha scritto una bella recensione sui vari modelli Philip Watch Subacquei .
    Negli anni '70 facevo immersioni e, come orologio avevo scelto un Philip Watch, mi ero trovato così bene che, per sicurezza mi ero comprato un secondo orologio per me ed uno più piccolo per mia mogie quindi avevo ed ho ancora un 2.000, un 3.000 ed un 5.000 perfettamente funzionanti.
    Quando nel '90 arrivò il Teknodiver stavo ristrutturando casa e non potevo allargare la mia collezione quindi rimandai l'acquisto a tempi migliori e, solo quest'anno, ho potuto acquistare i tre Teknodiver .
    Purtroppo sono pochi quelli che conservano scatole, controscatole e quant'altro di corredo.
    Solo del limited edition ho trovato sia la controscatola che il contenitore in metallo, di metallo ne ho trovati due uno alto 14 cm l'altro 12 cm.
    Dei due con quadrante arancione e celeste non sono riuscito a trovare neanche una foto in cui si potesse vedere la controscatola, la scatola e i due cinturini di pelle e gomma che erano di corredo.
    Può aiutarmi?
    La ringrazio e la saluto.
    Ugo Costapiani
    [email protected]
     
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